Topolino 3569: streghe e corsari
Mi sono deciso finalmente a recuperare i tre episodi de Il mondo di ghiaccio: la curiosità era troppa per aspettare fino all'uscita di Topolino 3570, che conterrà l'ultimo episodio. La storia che ho letto finora è davvero avvincente. Ben scritta, soprattutto nei dialoghi, e ottimamente congegnata: è il primo capitolo che leggo, del nuovo ciclo su Amelia e le sue amiche "streghe vulcaniche", eppure nel mezzo di una vicenda elaborata sono riuscito a conoscere e riconoscere subito la pletora di nuovi personaggi che animano il mondo streghesco, di sicuro anche grazie alla loro caratterizzazione fisica, che non è forse opera di Giuseppe Facciotto ma viene da questi magistralmente interpretata.
Lo stesso è avvenuto con quegli elementi del mondo magico di turno che spesso nei libri fantasy vengono presentati barbosamente e improficuamente. Enna invece è stato capace di inserire nel racconto luoghi, figure, consuetudini e archetipi dell'ambientazione stregata in maniera agile e comprensibile, persino contribuendo ad aumentare in me l'interesse verso la vicenda: non sapete quanto mi appassionano i piccoli dettagli come quelli relativi all'amministrazione della magia, tra Consigli, magistrate, "streghe massime", registri e procedure.
I disegni, elaboratissimi e stupendi, costringevano ad una, da me ben accolta, interruzione della lettura, che permetteva di fare il punto della situazione sia grafica (stare qualche secondo a guardare i dettagli) sia narrativa (richiamare alla mente la posizione attuale dei personaggi nei numerosi luoghi in cui si svolge la storia). Una menzione d'onore per la resa eccellente di Amelia, perfettamente espressiva, animosa, adulta e umana; di Grilla, nel cui volto mi è sembrato di rivedere Sciarrone, e delle due "vulcaniche" Bruja e Circe.
Il Topolino 3569 prosegue con questo indice:
Risulta inevitabile tracciare un parallelo tra la storia di Bruno Enna e quella d'apertura. Scritta da Vito Stabile, che si dimostra ancora un po' acerbo nei dialoghi, la vicenda, ambientata nel XVI secolo inglese di Enrico VIII, ricorda una tipica storia in costume ma non lo è: quello che sembra un normale Paperone, ma calato nelle vicende cinquecentesche, è invece Malcolm de' Paperoni, tra i suoi antenati quello che invero più gli somiglia, fisicamente e caratterialmente. Questo fatto permette sostanzialmente di scrivere storie di Paperone, ma in mondi e tempi diversi da quelli del Klondike e della corsa all'oro, ormai abusatissimi: accolgo con piacere una serie su Malcolm (appunto Il corsaro, che su questo numero pubblica il suo secondo episodio), poiché preferisco di gran lunga l'Inghilterra dell'età moderna all'America di fine ottocento, che non sopporto.
Segue una breve di Panaro, dal soggetto interessante ma forse troppo affrettata e con un Paperoga più simile a Pippo che alla sua originaria caratterizzazione. I disegni di Mazzarello, dai becchi enormi e pieni di dettagli e scritte inutili, appesantiscono una storia che avrebbe dovuto essere molto più scorrevole. Mi ha ricordato Zio Paperone e il mistero di "Persecutor": nella vicenda di questo numero, però, la "mania persecutoria" del povero cugino è dovuta al senso di colpa, mentre in quella di Cimino e Gatto aveva radici più profonde.
Chiude questo bello e soddisfacente Topolino 3569 il prologo alla nuova storia di Casty, che fa tutto ciò che ci si aspetta da un prologo: riassume le puntate precedenti e stuzzica la curiosità del lettore verso quelle future, verso nuovi numeri, nuove settimane, nuove storie.
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