Topolino 3573-3580: tra isole nascoste, compleanni e sonnambulismo, prevale comunque Zio Paperone

 Ho due buoni mesetti di Topolino libretto su cui non ho scritto niente, in parte perché non li ho letti, in parte perché non ne ho trovato il tempo e le parole. La mia attività di lettore prosegue comunque con vari recuperi: ho acquistato di recente i diciotto volumi della serie bianca de I Maestri Disney, due Grandi Autori dedicati a Martina e Scarpa e altri numeri di testate varie, che ho già iniziato a leggere. 

Lascio comunque qualche riga sulle storie dei numeri dal 3573 al 3580: spero che questo grande pastone possa essere spunto per una riflessione diversa su Topolino, che esuli dalla stagna recensione settimanale: così come analizziamo le altre età del fumetto Disney italiano a "periodi" (c'è chi parla di epoca d'oro, chi di classicismo disneiano…), potremmo iniziare a farlo anche con quella attualmente in corso. Otto numeri dell'epoca bertaniana sono un valido campione per capire a fondo la prima maturità di questa gestione, iniziata nel 2019.


Zio Paperone, Rockerduck e il bombetta business (Topolino 3573)
Soggetto e sceneggiatura di Sergio Badino
Disegni di Stefano Intini
Chine di Stefano Intini e Roberta Zanotta
Colori di Putra Shah Bin Bin Abd Jalil

La storia d'apertura del numero 3573 è stata criticata su più lidi per l'uso eccessivo e nauseante della gag della bombetta, che puntualmente sin dai tempi di Barks finisce in mano a un Rockerduck sconfitto. Forse il problema è, piuttosto, l'aver accentuato troppo il rapporto conflittuale fra John D. e Paperone, che sono diventati quasi l'uno nemesi dell'altro. È semplicemente un miliardario come tanti, forse il secondo più ricco di Paperopoli, ma non vive mica in funzione di una qualche sua eterna sfida con lo Zione!

Nella storia notiamo forse un'esasperazione di questo atteggiamento macchiettistico, che alla lunga può essere stancante. Me la sono comunque goduta come un unicum abbastanza divertente: ma nelle battaglie affaristiche di tutti i giorni Rockerduck può e deve essere caratterizzato in maniera più arguta e autonoma.

La bombetta, ad esempio, credo debba rimanere una gag di cui Rockerduck personaggio è inconsapevole, e che può essere sottolineata e portata così all'estremo solo quando diventa uno spunto per lo sviluppo di una vicenda come questa. Insomma, un piccolo squarcio quasi metanarrativo: nelle altre riempitive generiche non sopporterei neanche un "Lusky, portami la bombetta", figuriamoci un John D. che si rode solo il fegato e non si comporta da miliardario, ma da maschera di antagonista senza profondità.

Un esempio virtuoso si può trovare in:

Zio Paperone, Rockerduck e gli affari in condivisione (Topolino 3580)
Soggetto e sceneggiatura di Giulio D'Antona
Disegni di Giulia La Torre
Chine di Matteo Devicenzi
Colore di Manuel Giarolli,

una felice avventura urbana in cui il miliardario in bombetta è molto ben tratteggiato. In un continuo progresso verso la modernità che coinvolge il fumetto e il mondo degli affari in cui si orientano i due ricconi paperopolesi, è bene che si adeguino anche i rapporti tra personaggi senza ovviamente snaturarli. Il co-working è un pretesto per calare i nostri in un'inedita ambientazione che permette qualche risata e un bel sorriso finale (ma meglio non rivelare oltre). 

A un soggetto valido corrisponde purtroppo una sceneggiatura molto approssimativa, che condensa tanto e spiega poco, risultando zoppa in alcuni punti. È come ammirare un bel palazzo barocco e accorgersi che gli manca una facciata.

I disegni di Intini, illustratore della prima vicenda, hanno sempre qualcosa che non me li fa apprezzare del tutto; riconosco però la grande espressività che riesce a donare ai personaggi. Quelli di La Torre sono invece ancora troppo frecceriani, ma è auspicabile e prevedibile che presto si evolvano in uno stile unico, che mantenga alcuni elementi ottimi e ben visibili nella seconda storia: le pose dei personaggi sempre variegate e originali, l'uso interessante delle onomatopee e l'impostazione della gabbia.


Torniamo però a maggio.

Pippo Holmes in: Una salsa in rosso (Topolino 3572 e 3573)
Soggetto e sceneggiatura di Bruno Enna
Disegni e chine di Paolo Mottura
Colori di Emanuele Virzì

è un'ulteriore dimostrazione della capacità narrativa di Bruno Enna, che riesce in una sessantina di tavole sia a raccontare un giallo avvincente adattando una non facile opera di Arthur Conan Doyle, sia a pennellare atmosfere e situazioni utili al proseguimento di questa serie, che auspico davvero.

I disegni di un Mottura più plastico che mai impreziosiscono la vicenda: solo l'analessi del secondo episodio non mi ha tanto convinto, vuoi per la grafia delle didascalie, vuoi per la poca differenziazione grafica tra l'imbonitore e il colpevole della storia.


Pianeta Paperino - La prima amaca (Topolino 3573) e Pianeta Paperino - Quale nipotino? (Topolino 3577)
Soggetto e sceneggiatura di Vito Stabile
Disegni e chine di Marco e Stefano Rota
Colori di Valentina Mauri

sono le ultime (in ordine temporale) brevi di una bella serie, in cui l'accoppiata, invero assai vincente, fra Vito e i Rota restituisce sempre un po' di classicità paperinesca, piacevole e profonda. I temi e i dialoghi sono limpidi e convincenti, i disegni gustosi e barksiani al punto giusto. Pianeta Paperino è la serie che sicuramente risponderebbe per prima alla richiesta di un fumetto odierno da cui traspaia il puro spirito Disney. Vito Stabile sceneggia anche una particolare storia con Cuordipietra Famedoro, ancora in puro spirito barksiano, e piacevolmente illustrata da un Guerrini che col tempo ho imparato ad apprezzare (ma in realtà trovo anche che il suo tratto sia più pulito rispetto a una decina d'anni fa):

Zio Paperone e la giocodenarite contesa
Soggetto e sceneggiatura di Vito Stabile
Disegni e chine di Francesco Guerrini
Colori di Putra Shah Bin Bin Abd Jalil.

Proseguono inoltre, con un episodio ciascuna, due serie nella media che fortunatamente si risollevano proprio in questo mese.

La grande mitologia papera - Il volo di Archidedalo (Topolino 3573)
Soggetto e sceneggiatura di Luca Barbieri
Disegni di Giampaolo Soldati
Chine di Mara Angelilli
Colori di Annalisa Ferrari

è, seppur senza eccezionali trovate narrative, più ispirata del precedente episodio. Saranno forse anche i disegni leggeri e un'ottima colorazione, la quale forse rappresenta il pezzo forte della storia. Anche

La casa delle storie - Amelia e la città della seta (Topolino 3575)
Soggetto e sceneggiatura di Marco Bosco
Disegni e chine di Blanco Pisapia
Colore di Chiara Bonacini

risulta meglio riuscita della puntata precedente (Topolino 3570) anche solo perché l'ambientazione campana è sicuramente più congeniale ad Amelia che alle Giovani marmotte, le quali a loro tempo non avevano potuto dare animo a una storia banalotta. Questa vicenda storico-sentimentale con la fattucchiera, al di là dei sempre ottimi disegni di Pisapia, è più interessante e soprattutto supportata dall'apparato redazionale giusto, che permette un ulteriore approfondimento. 

Purtroppo, questa è una delle poche volte in cui negli ultimi mesi non si sia manifestato il completo scollamento fra storie a fumetti e articoli, altrimenti molto diffuso. Si veda ad esempio l'articolo su Topolino 3578, riferito ai giochi di ruolo, che sarebbe risultato molto più adatto nei numeri 3574 e 3575, in cui era presente questa storia:

Area 15 - La corona di Tirnan
Soggetto e sceneggiatura di Giovanni De Feo
Disegni, chine e supervisione colore di Alessandro Pastrovicchio
Colori di Irene Fornari.

La suddivisione in tre puntate giova particolarmente all'impostazione del racconto. Dopo un primo episodio introduttivo la seconda parte, presente nello stesso numero, è costruita come storia a bivi e riesce a divertire e coinvolgere. Non ho mai preso parte a giochi di ruolo né mi piace il genere fantasy, ma sono un amante delle storie a bivi sin da Bruno Concina e ho apprezzato e "vissuto" la storia. 

Anche la terza puntata, in cui la vicenda umana dei protagonisti culmina e si risolve, si è rivelata interessante. Un plauso al corpo degli autori: dai primi tentativi di creazione dell'universo giovanile paperopolese (avvenuti nel 2019 e 2020 con Tre paperi in gioco e X-Music) l'approccio è notevolmente maturato ed oggi convince molto di più anche un pubblico non più ragazzino.


Topolino e Pippo in: Buonanotte, Poppi! (Topolino 3574)
Soggetto e sceneggiatura di Andrea Malgeri
Disegni e supervisione colori di Stefano Intini
Chine di Stefano Intini e Roberta Zanotta
Colori di Manuel Giarolli

è una meravigliosa avventura topesca di quelle che si vedono raramente. Lo spunto di trama, l'intreccio, il procedere naturale e coinvolgente della storia la rendono forse la più bella avventura autoconclusiva del 2024. Che bello assistere a una sincera amicizia tra Pippo (Poppi?) e Topolino, che quasi commuove da quanto è tenera e raccontata teneramente, da quanto è vera. E che bello assistere a una conclusione giusta e plausibile, convincente in una parola.

I disegni di Intini però mi perplimono. Se da un lato il suo tratto, che dà suggestioni d'infanzia, è particolarmente adatto a dare quell'aria malinconica e nostalgica al racconto, dall'altro sembra fuori luogo in alcune scene d'azione o più cupe.


Zio Paperone e l'oro trasmigrante (Topolino 3575)
Soggetto e sceneggiatura di Bruno Enna
Disegni di Giampaolo Soldati
Chine di Simone Paoloni
Colore di Martina Andonova

Lasciatemi profondere lodi sperticate anche nei confronti di questa bella avventura. È meraviglioso ritrovare in una storia del 2024 gli archetipi di Cimino, ovviamente reinterpretati e riammodernati. 

I nipotini intraprendenti che consultano il Manuale delle GM (ma anche il quotidiano economico!); i paperi che da casa loro guardano al Deposito per cercare di capire l'umore dello Zione, e che tra di loro riflettono su Paperone, che per loro è una figura imponente e incombente, analizzandone la persona come facciamo noi lettori dall'altra parte della pagina; il lessico arguto («intruppati», «afrore d'oro») e il gusto nell'uso della parola («il pietrone ha aperto un varcone», «parecchi trabocchetti… …e insidiosi antri più avanti»).

Ma non mancano i guizzi che danno freschezza alla storia, come la coalizione tra Pico e Archimede contro Paperone o le sequenze d'azione (le quali, e in particolare quella con Paperino in avanscoperta, in verità si sarebbero potute illustrare con un poco più di dinamismo, che le avrebbe rese perfette).
E che dire del finale, che unisce una morale giusta e per nulla stucchevole a una bella riflessione sul carattere di Zio Paperone, che si dimostra ancora una volta «il più grande filantropo che annoveri la storia!» (cit.).

Si noti infine un fatto: da quando lo Zione decide come risolvere il buco nell'acqua, non ne vediamo più gli occhi. Nelle uniche due vignette in cui compare, è raffigurato più o meno di spalle. Mi ha colpito molto: chissà cosa frullava nella mente e nell'animo di quel papero umano, che non potevamo vedere neppure specchiati negli occhi.


Ma il papero umano su cui rivolgere l'attenzione non è lo Zione (perdonate l'omoteleuto), ma Paperino, che col numero 3576 ha festeggiato i (primi!) novanta anni di carriera. Un albo che lo vede protagonista ma non per questo unico personaggio, anzi: sappiamo bene che la forza di Paperino è anche quella di saper interagire con tanti comprimari. Anche con Topolino e Pippo in

Paperino e la banda del Lupo
Soggetto e sceneggiatura di Francesco Artibani
Disegni di Lorenzo Pastrovicchio
Chine di Michela Frare
Colori di Andrea Stracchi,

una dirompente scapicollata in stile anni '30 che dimostra, qualora mai ce ne fosse bisogno, le abilità di Artibani: tenerti incollato alla storia con sviluppi e dialoghi sempre freschi, e scene d'azione gestite meravigliosamente da Pastro, il cui tratto è molto azzeccato per questa collocazione temporale. A precederla, in apertura di volume, un Cavazzano che, se pure adotta delle soluzioni intelligenti nella rappresentazione dei personaggi da giovani, stecca alcune vignette, soprattutto nelle espressioni dei paperi. Pochissime, certo, e per nulla preoccupanti, perché il livello dell'illustrazione e del ripasso a china è comunque eccelso, ma si fanno notare. 

Paperino e l'ombroso
Soggetto e sceneggiatura di Marco Nucci
Disegni di Giorgio Cavazzano
Chine di Alessandro Zemolin
Colori di Gaetano Gabriele D'Aprile

Per un grande Maestro che inizia ad accusare i segni del tempo, ce n'è uno che ha esordito da pochi anni ma è da sempre sul palmo del direttore insieme a Gervasio e pochi altri. Marco Nucci confeziona un bel racconto pensieroso e introspettivo ispirato a Buzzati. La tecnica narrativa c'è e si affina, e sono sicuro che Nucci, nonostante abbia avuto come tutti alcune storie meno riuscite, continuerà a imporsi come autore di spicco della generazione bertaniana.

Completano il numero celebrativo una vicenda a dire il vero un po' prevedibile di Sisti e una delle storie più divertenti che abbia mai letto. Le firme sono, non imprevedibilmente, Faraci e Faccini. Se quest'ultimo non ha sceneggiato in questi ultimi tempi, il primo sta dando alcune prove non proprio riuscite (Paperino e Paperoga space team, con gli scialbi disegni di Mazzarello) e altre più soddisfacenti (Pippo garage sale su Topolino 3577 o Gli allegri mestieri di Paperino). Ma

Tutti i lavori di Paperino
Soggetto e sceneggiatura di Tito Faraci
Disegni e chine di Enrico Faccini
Colori di Manuel Giarolli

è un vero gioiellino per trama e per impostazione. La storia riesce a proporre fondamentalmente novanta gag (una per vignetta: difficilissimo!), a cui si aggiungono quelle provenienti dal prologo e dall'epilogo di questa rassegna, i quali le danno simpaticamente un senso. Il principio dell'iterazione e della variazione funziona con il testo faraciano e dunque anche con i meravigliosamente espressivi disegni facciniani. Sono uno che crede molto nelle storie brevi, in particolare da quando sul Topolino sono di produzione italiana (metà anni Novanta circa). Ne vorrei perciò segnalare altre due molto simpatiche presenti in questi numeri:

Sveglia, Paperino! (Topolino 3578)
Soggetto e sceneggiatura di Danilo Deninotti
Disegni e chine di Federico Franzò
Colori di Nicole Serra.

Paperino e l'appuntamento a pedali (Topolino 3579)
Soggetto e sceneggiatura di Marco Bosco
Disegni e chine di Ottavio Panaro
Colori di Valentina Mauri.


Questi numeri hanno ospitato anche la storia del secolo, la collaborazione fra Disney e Marvel:

Zio Paperone e il decino dell'infinito (Topolino 3579)
Soggetto e sceneggiatura di Jason Aaron
Disegni di Paolo Mottura, Francesco D'Ippolito, Alessandro Pastrovicchio, Vitale Mangiatordi, Giada Perissinotto
Chine di Paolo Mottura, Lucio De Giuseppe, Alessandro Pastrovicchio, Vitale Mangiatordi, Giada Perissinotto
Colori di Arianna Consonni.

Mai come in questa occasione è valso il detto "tutto fumo e niente arrosto". Complice uno scarsissimo numero di pagine, la storia, pur partendo da un presupposto interessante, in verità non ingrana mai, e tra errori e grossolanità si chiude senza lasciare neanche un bel ricordo. A salvarsi, i disegni dei validissimi e giovanissimi italiani.

I misteri di Paperopoli - Paperino, Paperoga e il Grand Mirror Hotel (Topolino 3579)
Soggetto e sceneggiatura di Bruno Sarda
Disegni e chine di Marco Palazzi
Colori di Gaetano Gabriele D'Aprile

Nello stesso albo un altra avventura abbastanza dimenticabile, che vede Paperino e Paperoga protagonisti nella curiosa cornice del Grand Mirror, hotel paperopolese. Il punto di debolezza, oltre ai disegni abbastanza mediocri, è il fatto che l'albergo è senziente e partecipa al racconto sin dalla prima pagina, nella quale introduce la vicenda. Oggetti insolitamente animati la fanno da padrone anche nella coppia di storie dedicata alla 313 e a Paperinik: due storie che raccontano gli stessi avvenimenti, ma da due punti di vista diversi, quello dell'auto e quello del suo speciale guidatore.

Una amica a motore - Gli anni ruggenti della 313 (Topolino 3577)
Soggetto e sceneggiatura di Fabio Michelini
Disegni e chine di Emmanuele Baccinelli
Colori di Putra Shah Bin Bin Abd Jalil

Una amica a motore - Paperinik e il furto storico (Topolino 3577)
Soggetto e sceneggiatura di Marco Gervasio
Disegni e chine di Emmanuele Baccinelli
Colori di Irene Fornari

Se la versione di Gervasio è quanto meno soddisfacente alla lettura, quella di Michelini è un viaggio onirico zuccherato e melenso. Si è capito, inoltre, che non sopporto gli oggetti senzienti? Avrei sviluppato diversamente questa doppia celebrazione, in cui eccellono solo i disegni di Bacci.

Chiudono questa lunga carrellata alcune brevi danesi che, nonostante una certa semplicità e un formato sacrificato per il libretto, promuovono finalmente sulle pagine di Topolino il suo omonimo Almanacco e una storia un po' confusa e noiosa su Marie Curie. Ma soprattutto la serie in cinque puntate

Topolino e l'isola che non c'è
Soggetto e sceneggiatura di Giorgio Salati
Disegni di Giampaolo Soldati
Chine di Simone Paoloni
Colore di Irene Fornari,

un'ottima avventura gialla che catapulta i nostri (tra cui Orazio, protagonista anche della piacevole storia d'apertura del 3575, ad opera di Zironi) in un'inusuale ambientazione. La narrazione scorre bene e il mistero viene risolto verosimilmente, con una grande attenzione dello sceneggiatore ai particolari disseminati lungo tutta la storia. Ottimi i disegni e ottima la scansione in puntate, che se spesso appesantisce qua valorizza appieno alcuni passaggi importanti della vicenda. Peccato che i cinque episodi siano stati pubblicati in tre settimane, pubblicando in uno stesso numero una coppia di puntate dalla prima alla quarta: una diluizione nel tempo avrebbe reso ancora più godibile questa bella avventura.

Si conclude così il riepilogo di quanto pubblicato sul Topolino libretto da metà maggio a inizio luglio. Mio personale obiettivo per i prossimi numeri, dal 3581 in poi, è leggere con maggiore costanza, sia il settimanale che le altre testate. Tra Almanacco Topolino, i Grandi Classici Disney e Grandi Autori, le testate che abitualmente acquisto, avrò sempre qualcosa di "arretrato" che ancora non ho letto o sfogliato.

Ma forse proprio questo è il bello?

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